Progetto fami lab impact
Laboratori Lab'Impact

Pubblicato 09 giugno 2022

Emergenza Ucraina, due incontri/laboratori nell’ambito del piano FAMI Lab’Impact

di loredana bello

Le esperienze avviate dai territori lombardi per accogliere la popolazione ucraina in fuga dalla guerra, sono state al centro dei due laboratori organizzati da Anci Lombardia, l’8 e il 13 aprile scorsi, per fare il punto sul tema dell’accoglienza con i rappresentanti delle reti locali nate nell’ambito del progetto FAMI Lab’Impact.

“Un confronto – ha spiegato la coordinatrice del Dipartimento Welfare, Anna Meraviglia – che Anci Lombardia ha voluto realizzare, con il supporto dei suoi consulenti ed esperti, per mettere a disposizione l’esperienza delle reti locali, dare voce alle buone pratiche e raccogliere le difficoltà delle Amministrazioni attraverso un ascolto aperto e proattivo delle nuove esigenze”.

Il racconto delle esperienze ha permesso di restituire una fotografia dei territori impegnati nell’accoglienza della popolazione ucraina. È emerso che i sistemi e le reti territoriali che avevano già sperimentato l’emergenza covid, hanno saputo innescare una straordinaria capacità di sussidiarietà grazie a una collaborazione virtuosa tra le istituzioni e il terzo settore.

Sono state ripercorse le tappe dell’accoglienza e della mobilitazione attraverso una ricognizione di tutti i provvedimenti che si sono susseguiti a partire dal 24 febbraio, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Tema centrale è stata l’accoglienza diffusa e la necessità di una sua sistematizzazione, e quello delicatissimo dell’accoglienza dei minori non accompagnati.

I laboratori hanno messo al centro le esperienze del Comune di Milano, quella dell’Ambito di Carate, quella del Comune di Rota d'Imagna e quella dell’Associazione Refugees Welcome.

“I primissimi giorni dell'emergenza – ha spiegato Emanuela Losito referente del progetto Lab’Impact per il Comune di Milano - sono stati gestiti principalmente a livello politico in rete con i referenti della Prefettura e con il supporto del terzo settore. Sono stati giorni molto confusi, ma abbiamo cercato di darci una struttura interna che presidiasse la prima fase. Abbiamo riproposto il coordinamento del centralino Milano aiuta con il quale avevamo già coordinato i volontari per fronteggiare l'emergenza covid”. Il Comune di Milano ha cercato subito di mettere insieme le informazioni e, attraverso una sorta di vademecum, di fare chiarezza sulle ordinanze che si susseguivano e di restituirle correttamente, un lavoro organizzato in collaborazione con il Centro servizi inclusione WeMi e i consulenti legali. Hanno lavorato per agganciare le persone che non erano inserite nelle reti al fine di costruire un presidio dell’accoglienza diffusa creando sinergie tra le risorse già attive e quelle da attivare attraverso le reti territoriali “compito del Comune in circostanze come questa – ha aggiunto Emanuela Losito - è quello di mettersi in ascolto e fare regia delle risorse in arrivo”.

“Refugees welcome – ha raccontato Valentina Laterza - è un’Associazione attiva prevalentemente a Milano che organizza l'accoglienza in famiglia di persone che provengono dall’accoglienza tradizionale di CAS e SAI, e operiamo attraverso la nostra piattaforma collegata a un database che coinvolge le famiglie che accolgono e chi cerca accoglienza. Già nelle prime settimane di accoglienza, in collaborazione con le reti territoriali, Refugees welcome ha attivato 60 convivenze per circa 140 persone, un’attività che ha permesso di sperimentare un’accoglienza in famiglia diversa per le caratteristiche della popolazione proveniente dall’Ucraina, si tratta infatti di persone che spesso arrivano in gruppo, per la maggior parte donne che non hanno confidenza con la lingua italiana. La tempistica per la profilazione delle famiglie che accoglie e la conoscenza delle persone da accogliere è stata molto ristretta, una condizione che ci ha imposto di intensificare il monitoraggio successivo”. Valentina Laterza ha poi sollevato il tema della sostenibilità dell’accoglienza diffusa dal momento che una buona parte delle persone arrivate, circa il 90-95%, non sono nei sistemi CAS-SAI, ma sono ospiti di parenti e amici, una situazione sulla quale bisogna tenere la massima attenzione, anche da parte degli enti locali, visto il prolungarsi dei tempi di accoglienza.

Daniele Restelli ha portato l’esperienza dell’Ambito di Carate e del sistema di comunicazione sui servizi attivi sul territorio dedicato ai 13 Comuni componenti l’Ambito: “Sin da subito, abbiamo cercato di coordinare le operazioni di accoglienza che hanno trovato impreparate le amministrazioni, in assenza di regole e di strumenti. Con i primi arrivi, abbiamo cercato di fare da raccordo tra gli uffici dei servizi sociali riorganizzando le informazioni che arrivavano da prefettura, Questura, ATS e Protezione civile nazionale”. È stata organizzata una comunicazione specifica rivolta ai Comuni dell’Ambito e promossa l’attività del Centro Servizi Immigrati Stranieri per regolarizzare la presenza degli ucraini sul territorio, attraverso servizi di mediazione linguistico-culturale e con il supporto del servizio affidi per la verifica e presa in carico di minori senza genitori. “Per dare una primissima risposta all’accoglienza nata in maniera spontanea – ha sottolineato Restelli - abbiamo fatto ricorso anche a un altro progetto già attivo, il FAMI After Care, per promuovere l’affido mamma-bambino, rimodulando le risorse e cercando di supportare la capacità di presa in carico informale sui territori. Con il Fami Lab’Impact si è ragionato su come inserire i minori nei laboratori già attivi nelle scuole e avviare interventi di facilitazione linguistica”.

Il Sindaco del Comune di Rota d'Imagna, Giovanni Paolo Locatelli, ha portato l’esperienza del suo Comune nella provincia di Bergamo di poco più di mille abitanti che ha accolto cento bambini provenienti dall’Ucraina.

Con il supporto dell’avvocato Livio Neri di ASGI (Associazione per gli studi Giuridici sull'Immigrazione) è stato fatto il punto sul quadro normativo a livello nazionale e internazionale, riguardante le protezioni a cui i profughi ucraini possono aspirare.

Piero Mangano di CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità d'Accoglienza), ha messo in luce le criticità del sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, specie quando si tratta di numeri rilevanti, a partire dalla necessità di un’accoglienza in contesti adeguati. Il rappresentante di CNCA ha inoltre affrontato la questione sanitaria con particolare riguardo alle vaccinazioni, non solo anti covid, e quella della sostenibilità economica dell’accoglienza.

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